Sixteen Conversations on Abstraction (table / table)
Riet Wijnen
Kunstverein presenta l’artista olandese Riet Wijnen per la prima volta in Italia con Sixteen Conversations on Abstraction (table / table).
12.02 - 19.03.2022
@ Assab One
Il progetto, in cui Wijnen indaga la portata storico-sociale del concetto di "astrazione", fa parte del ciclo di opere intitolato Sixteen Conversations on Abstraction, in corso dal 2015, e mette in luce il metodo d’indagine dell’artista in relazione alle pratiche e alle idee del femminismo.
A 50 anni dalla nascita dell’International Feminist Collective fondato a Padova nel 1972, all’interno del quale sono nate le campagne per il salario al lavoro domestico, la tappa milanese dell’artista è dedicata proprio alla studiosa e attivista italo-americana Silvia Federici, tra le fondatrici del Collettivo e figura centrale del femminismo della seconda ondata (e non solo), che compare come personaggio nell'opera Conversation Four: First Person Moving (2016).
Mettendo al centro il concetto di astrazione, Wijnen ne esplora la storia, le lacune discorsive e il potenziale narrativo in diversi ambiti, partendo dal primo modernismo nell'arte e spostandosi gradualmente verso le sue implicazioni in campi come la scienza, la filosofia e l'attivismo. Il ciclo si articola in sedici conversazioni fittizie tra figure e soggetti appartenenti a campi e momenti storici diversi, sedici opere successive e una scultura tavolo che funge da diagramma, o partitura, che mappa le connessioni tra i diversi protagonisti e argomenti dei dialoghi. Spiega l’artista: “La sua versatilità e la sua apertura oltre al suo potere trasformativo, rendono la forma della conversazione particolarmente adatta a tematizzare la relazione tra linguaggio e astrazione.”
IL TAVOLO: RIET WIJNEN E SILVIA FEDERICI
In Sixteen Conversations on Abstraction (table / table) Wijnen impiega diversi media e formati – sculture, stampe xilografiche, dialoghi immaginari, testi e ‘type design’ – e include nuove produzioni, tra cui il tavolo progettato per condividere la documentazione di The NY Wages For Housework collective donato da Silvia Federici a MayDay Rooms di Londra, gentilmente dato in prestito per la mostra e reso disponibile al pubblico italiano, esplorando così, attraverso la chiave di lettura dell’astrattismo, la storia dell’impegno femminista della nota attivista e studiosa. Il tavolo indica inoltre una svolta nel linguaggio formale del ciclo di opere che segue l’orientamento della ricerca e le conversazioni verso le artiste rimaste sottorappresentate nel canone della storia (dell’arte), deviando dal formalismo ermetico e i colori primari ispirato sui movimenti come De Stijl ed il neoplasticismo, verso materiali più organici, colori non primari e introducendo anche la forma del cerchio.
La scelta del tavolo, che gioca un ruolo centrale nel progetto e che rimanda all’opera precedente di Wijnen, getta un ponte con il lavoro portato avanti da Federici stessa. Cuore di ogni ambiente domestico, il tavolo è il luogo attorno al quale i ruoli sociali e le relazioni di genere vengono espressi, compresi e trasmessi da una generazione all’altra. Ma è anche, come testimonia Silvia Federici a partire dalle proprie esperienze e riflessioni decennali sul lavoro domestico e riproduttivo, lo spazio in cui vengono concepiti, discussi e animati i momenti di trasformazione della società. Attraverso la sua riproposizione, Wijnen cerca a sua volta di stabilire una connessione con la storia dei movimenti femministi della seconda ondata che ebbero inizio nel nord Italia.
Attraverso la finzione della conversazione, Wijnen indaga il potenziale di scenari immaginari come metodo per aprire e mettere in discussione costrutti storici e socio-politici. La mostra si pone dunque come quadro e specchio dei contenuti del ciclo Sixteen Conversation on Abstraction, tra il concreto e l’astratto, il materiale e il concettuale, la storia e il canone con le loro letture alternative. Ma anche come momento di riflessione a partire dalle relazioni con voci, idee e pratiche che si intrecciano nel presente.
LIBRO D’ARTISTA, IN ARRIVO IN AUTUNNO
Il progetto prevede un ulteriore lavoro di Riet Wijnen – con un progetto grafico di David Bennewith ed in collaborazione con Falke Pisano, Simnikiwe Buhlungu et.al. – in forma di libro d'artista con il titolo di lavoro Love Doesn't Pay the Bills, la cui pubblicazione è prevista per la seconda metà del 2022. Partendo dai materiali d'archivio dalle campagne Wages for Housework, il libro vuole raccontare la storia del movimento femminista alle generazioni più giovani e servirà anche come strumento di lavoro per educatori in diverse scuole, mettendo in moto un processo di apprendimento incentrato sul disimparare e decostruire categorie e discorsi che si sono imposti violentemente nella storia.
IN OCCASIONE DELLA MOSTRA
Sixteen Conversations on Abstraction: Tool One (Template Rulers 1-5), 2022
In occasione della mostra, Kunstverein ha prodotto un multiplo concepito da Riet Wijnen che diventa parte del ciclo “Sixteen Conversations on Abstraction”. La proposta consiste in 5 righelli modello progettati dagli artisti Dafne Boggeri, Linda van Deursen, Ima-abasi Okon, Mandy El-Sayegh e Haegue Yang, raccolti in un astuccio artigianale di tela cerata disegnato dall’artista stessa. Cinque strumenti volti a creare e riflettere sul linguaggio, l’astrazione, il significato, la scrittura, la storia, il canone e le alternative. Utilizzate anche per la realizzazione di alcune opere inedite presenti nella mostra a Milano. Il multiplo proposto è co-pubblicato con San Seriffe Amsterdam, P/////AKT, Amsterdam e Kunstverein Toronto. Per info e ordini scriveteci
L’ARTISTA
Riet Wijnen (1988, Venray, NL., vive ad Amsterdam) nella sua pratica utilizza scultura e fotogrammi, lavora attraverso testi, xilografie e, più recentemente, type design. Il suo interesse è orientato alle storie incomplete dell'astrazione, ai messaggi racchiusi nel loro vasto contenuto che
potremmo non conoscere ancora. Wijnen esplora l’astrazione attraverso lo sguardo dei protagonisti del passato e del presente. Ospitando artisti modernisti, scienziati, filosofi, pedagoghi e attivisti in conversazioni fittizie e sculture, per ripensare storie e narrazioni, per immaginare il futuro, Wijnen ne esplora percezione, linguaggio e strutture organizzative. Questa ricerca confluisce nel ciclo “Sixteen Conversations on Abstraction” (2015— in corso) e in pubblicazioni relative al linguaggio e alle biografie di donne moderniste che diventano fonte d’ispirazione per la sua pratica, pur funzionando in modo indipendente, come Saloua Raouda Choucair (2022), Homophone Dictionary (2019), Grace Crowley (2019), Abstraction Création: Art non-figuratif (ristampa e traduzione) (2014) e Marlow Moss (2013). Fra le mostre personali: Manifold Books, Amsterdam (2019); Lumen Travo, Amsterdam (2018); P/////AKT, Amsterdam (2016) e Dolores, Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam (2015). È stata residente alla Rijksakademie van beeldende kunsten (2017-18) e ha partecipato a mostre collettive presso, tra gli altri, SculptureCenter, New York; 21st Biennale of Sidney, Australia; John Hansard Gallery, Southampton; The Center for Contemporary Art & Culture at PNCA, Portland; Casco Art Institute: Working for the Commonsis, Utrecht e Index - The Swedish Contemporary Art Foundation, Stoccolma. Wijnen insegna nel dipartimento di Graphic Design e TXT della Gerrit Rietveld Academie, Amsterdam e nel 2022 è residente al Van Doesburghuis di Parigi e al Sundaymorning @ekwc di Oisterwijk, NL.
La mostra è organizzata con il contributo di Mondriaan Fund e con Fondazione Cariplo. Con il supporto del Consolato Generale dei Paesi Bassi a Milano e ASSAB ONE per le arti contemporanee.
Si ringrazia MayDay Rooms per la collaborazione e il prezioso prestito dei materiali d’archivio di The New York Wages for Housework Campaign di Silvia Federici.





Assab One è un’organizzazione non-profit fondata da Elena Quarestani con il proposito di offrire agli artisti uno spazio non convenzionale di ricerca e di espressione e, al pubblico, la possibilità di avvicinarsi ai processi dell’arte in un contesto favorevole al dialogo. Attraverso un’attività che spazia dalla produzione di mostre, di eventi culturali e di progetti artistici e nella convinzione che la cura e la bellezza siano valori fondamentali per gli individui e per la società, Assab One sostiene in particolare iniziative che integrano discipline diverse e pro- getti in cui l’arte e la cultura sono strumenti di indagine sul presente.
MayDay Rooms Londra è archivio, risorsa e rifugio sicuro per i movimenti sociali, le culture sperimentali e marginali e le loro storie.
Opening: 12.02. 2022 (dalle ore 16.00 - 20.00). La mostra sarà visibile dal 13.02 al 19.03.2022
(mercoledì-venerdì dalle 15:00 alle 19:00 / sabato dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento)
foto: Andrea Rossetti